Streeat il primo festival europeo di Food Truck alla Fabbrica del vapore fino al 1 Giugno Milano

1619425_1424527691121916_1241855104_nStreeat, il primo festival europeo di Food Truck, alla Fabbrica del Vapore di Milano il 30 maggio 2014 

"In molti modi penso che culturalmente il cibo stia cominciando a prendere il posto che il rock'n'roll ha preso trent'anni fa. E mangiare è diventato incredibilmente politico. E, proprio come la strada ha sempre dettato le mode sulla musica e altre cose, ora lo sta facendo con il cibo". A dirlo non io, ma un certo Jonathan Gold, firma del Los Angeles Times nonché premio Pulitzer per la critica nel 2007. Non che queste credenziali rendano un assioma il suo pensiero, intendiamoci, ma urge una piccola riflessione a riguardo. Non senza cadere in banali giri di parole, tutti d’accordo che lo stritfud ha invaso il nostro Paese e non solo, ha cambiato il modo di mangiare, sta contribuendo all'apertura di locali con un concept nuovo e inutili blabla.

Ma credo che in Italia ci fosse davvero il bisogno di organizzare un vero e proprio festival tutto dedicato allo street food itinerante. Ci hanno già preceduto in troppi in Europa e in America. E finalmente Milano, nella cornice de La Fabbrica del Vapore, dà i natali a un bel progetto, Streeat, festival europeo di Food Truck, organizzato con il patrocinio di Expo 2015 da Barley Arts, l’agenzia Giroidea e i giovani professionisti di Gastronomist, il nuovo punto di riferimento della gastronomia professionale under 35. Per un weekend, 30-31 maggio e 1 giugno, di festa no-stop a base di cibo di strada, nostrano ed europeo. Pensate al romanissimo Pizza e Mortazza, Cool-Gelateria Naturale, Eataly, Scottadito, Tigella Mozao, Cinema Divino, Pizzaiuolo on the road, Lady Cafè e molti altri ancora. Sono stati invitati molti truck europei, da Svizzera, Francia, Austria e Belgio.
1002038_1404910236416995_1259147761_n“L’entrata sarà libera, ma controllata, onde evitare di rovinare il clima di festa. Non abbiamo un target fisso – ci spiega Gianluca Capedri, responsabile della comunicazione di Streeat – vogliamo coinvolgere tutte le persone interessate, anche i bambini. Verranno allestiti laboratori in collaborazione con Slow Food e una serie di eventi di intrattenimento, come esibizioni di Don Pasta e chef Rubio, proiezioni audiovisive, street art in forma di scultura e pittura. Oltre alla qualità, una forte attenzione è stata dedicata al tema della sostenibilità, con della buona musica A.R.I.A. (a ridotto impatto ambientale). E, magari, sarà il primo di una serie di appuntamenti fissi tutti dedicati al Food Truck”.
Dedico un pensiero agli scettici. A quelli che mangiare-per-strada-non-se-ne-può-più. Concordo sul fatto che "street food", assieme a "Masterchef", siano probabilmente le parole più cliccate in ambito gastronomico. Questo non vuol dire rinnegare quanto sia piacevole sedersi a tavola davanti a un piatto di spaghetti fumante. Alternare si può, se non si esagera. Internazionalizzarsi non è necessariamente un male. Senza contare che mangiare in strada è piacevole e spesso economico. In Italia (strano a dirsi) siamo parecchio indietro. Che se non ne potete già più di liste di hamburger dal macinato sopraffino, intingoli e frittini con olio extravergine (seguito da una serie di sigle pseudo bucoliche), tapas vagamente ispaniche e ogni genere di finger food diversamente regionale, sappiate che questo è solo l'inizio. A Londra il Borough Market è ab illo tempore un tripudio di spuntini di livello (a caro prezzo). Per non parlare del Portobello Road Market, che dopo una discreta offerta di quiche e paelle dozzinali, offre il migliore street food che io ricordi, sciabola di patatine fritte. Appena tagliate, fritte espresse, calde, croccanti. Sbavamento assicurato. E ancora cito l'Albert Cuypmarkt di Amsterdam per un panino con l'aringa dei mari del nord. E ancora Nordzee a Bruxelles, chiosco di finger food di pesce che farebbe impallidire anche la migliore pescheria di Milano. E il Marché des Enfants Rouges, mercato tutto mini-ristoranti e street food parigino? Non c’è bisogno di abbandonare l’amatriciana. Anche perché Spasso, per dire, te la fa a portar via.
locandina-streeat
Articolo tratto da puntarellarossa